Come gestire la complessità quotidiana del sistema costruttivo prefabbricato
Come lavora un’azienda manifatturiera al servizio del mercato edile? Come si vince la sfida di tenere insieme qualità e tempestività con 7.000 interventi in cantiere/annui (tra posa in cantiere e post vendita, dati 2024). Innovazione, sostenibilità e territorio: la complessità necessaria, spiegata dall’Operations Manager del gruppo ALPAC.
Intervista all’Ing. Pietro Fabris, Operations Manager del gruppo ALPAC
Ing. Fabris, lei è Operations Manager ALPAC: parliamo di 6 stabilimenti e 19.000 mq di area produttiva. Come vengono distribuite le attività produttive tra i diversi siti?
Il 2021 è stato un anno cruciale per le Operations: la fortissima richiesta dei nostri monoblocchi termoisolanti, ben più di quanto avessimo previsto, ha messo in discussione il nostro tradizionale approccio di centralizzare tutto in unico sito, a portata di “sguardo”. Analizzando a fondo le lavorazioni abbiamo capito che alcune semplici attività relative ai semilavorati potevano essere trasferite a partner esterni, mentre era importante mantenere nella sede centrale le attività “core”, relative alla realizzazione del prodotto finito, da gestire però in modo più efficace.
Questa impostazione per “value stream” ci ha permesso in pochi mesi di liberare spazio e risorse per servire meglio i nostri clienti. La Proprietà ci ha messo a disposizione i mezzi per completare il percorso che oggi ci ha portato a questa “geografia” distribuita, nella quale i vari siti svolgono una funzione specifica.
Abbiamo ad esempio un sito per l’incollaggio dei pannelli mentre un altro ha una funzione di appoggio per la Logistica di materie prime molto ingombranti.
Si tratta di una complessità al momento necessaria. Il nostro obiettivo rimane comunque fare in modo che tutte le attività siano “tirate”, con una corda tesa immaginaria, e arrivino puntuali per la partenza dei mezzi che ogni giorno partono per consegnare i prodotti ai clienti (la logica pull della Lean Production).
Vuole raccontarci quali vantaggi offre questa organizzazione?
Avere a disposizione i nostri 19.000 mq in un unico sito sarebbe sicuramente più semplice. Ci sono però dei vantaggi anche così. Possiamo ad esempio “specializzare” impianti e personale per gestire in modo ottimale processi che richiedono ambienti idonei (per le emissioni, il rumore, ecc.). Inoltre, ogni sito può essere visto come un “modulo” che facilmente può incrementare o diminuire la produzione. Infatti, siamo riusciti a collocare ogni attività vicina agli uffici competenti: ad esempio, montaggio del prodotto finito e ufficio tecnico beneficiano reciprocamente della loro vicinanza.
C’è anche un vantaggio collaterale: la nostra esperienza ci ha dimostrato che “isolare” delle lavorazioni permette di osservarle meglio per migliorarle. Si innesca insomma un processo di revisione per il quale ciclicamente ogni plant potrebbe svolgere una funzione diversa da quella di oggi.

ALPAC si è data dei principi ispiratori per guidare le Operations tra i quali centralità delle persone e miglioramento continuo. Come si fa a tradurli concretamente nel lavoro quotidiano? Vuole condividere un esempio significativo?
Qualche anno fa ci siamo chiesti come concretizzare i “5 principi della Lean Thinking”. Non volevamo perdere il significato originario, ma renderli accessibili alla nostra realtà per farci ispirare nelle nostre azioni quotidiane. Quello che, secondo me, esprime meglio il contributo di ciascuno è “Impegnarsi a migliorare ogni giorno aprendosi al cambiamento”. Vede, questa “apertura” parla di accoglienza, di novità, di diversità e infine di relazione, perché non si tratta di una ricerca solitaria, ma di un percorso nel quale tutti sono coinvolti e ciascuno può contare sull’altro in un clima di fiducia. Mi pare che un esempio significativo ce lo diano quotidianamente i colleghi della Produzione e della Logistica. Abbiamo riorganizzato la fase delle spedizioni per ridurne i tempi, cosicché definiamo la consegna con i clienti quando ancora la produzione è in corso: ognuno costruisce sul lavoro dell’altro, un grande miglioramento ottenuto perché si è accettato di abbandonare le sicurezze (“io chiamo solo quando ho visto i pezzi”) in favore di un miglior servizio. Il tutto ovviamente supportato da specifiche azioni di miglioramento che hanno reso solide le varie fasi.
Produrre 65.000 monoblocchi all’anno (circa 238 al giorno), tutti su misura, con un processo industrializzato sembra una sfida complessa. Come si riesce a conciliare standardizzazione ed estrema personalizzazione?
Questa estrema varietà ci ha messo ad un certo punto in difficoltà e rischiava di essere una barriera alla crescita. Abbiamo lavorato molto sulla flessibilità della produzione e sull’interpretazione dei dati tecnici della commessa. Nel primo caso scegliendo, ad esempio, nuove attrezzature e macchine adatte a produrre in modo efficiente anche un solo pezzo; nel secondo costruendo uno scambio di informazioni che, a partire dalle schede tecniche dell’ordine, permetta di elaborare i programmi delle macchine quasi automaticamente. Si tratta di un processo piuttosto consolidato nella meccanica che però, nel nostro caso, era condizionato dalla mancanza di alcuni requisiti di base che hanno dovuto essere ricostruiti dai software. Ovviamente, il tutto è stato supportato da importanti investimenti nell’ambito di Industria 4.0 e digitalizzazione. A questo punto siamo pronti per una varietà infinita!
Efficienza, qualità e puntualità nelle consegne sono elementi chiave del successo di ALPAC. Come si fa a servire il cantiere “just-in-time” facendo arrivare i manufatti con il mezzo giusto, nel tempo giusto, al momento giusto quando si devono spedire 46.000 colli/anno?
In effetti il servizio al cliente è uno degli aspetti che monitoriamo con maggiore attenzione, cercando di trasformare in miglioramento qualsiasi evento andato “storto”. Non abbiamo in questo senso molte alternative perché il “just in time” è una necessità quando si lavora su molte commesse contemporaneamente con prodotti ingombranti e fragili. È un aspetto che fa parte della nostra cultura, riteniamo che per crescere sia necessario sincronizzarci sempre meglio con il ritmo dei clienti attraverso l’affidabilità dei processi, la flessibilità e la qualità. Si tratta di un altro concetto molto importante ed “esigente” in una trasformazione Lean Production (“Takt time”), particolarmente difficile da perseguire nel nostro caso perché alla varietà dei prodotti e dei volumi, si associa anche una continua ridefinizione delle consegne dato che ogni nuovo cantiere ha un indirizzo diverso. Dedichiamo quindi importanti risorse ai progetti in Logistica proprio perché dobbiamo essere in grado di dare un servizio di qualità ma al tempo stesso efficiente.
Parliamo di cantieri. Coordinare una rete di 150 artigiani posatori sul campo e gestire oltre 7.000 interventi all’anno equivale quasi a dirigere un’azienda parallela. Quali sono le maggiori criticità che incontra? Come le affronta?
Anche questa è una sfida quotidiana. Si tratta di gestire un bel numero di interventi di cantiere con una durata variabile da un giorno a parecchie settimane, distribuiti in tutta Italia.
Il “Service” da sempre fa parte di ALPAC e, per scelta strategica, ci caratterizzerà sempre più in futuro. Recentemente abbiamo dato a quest’area un’organizzazione che crediamo più in sintonia con le richieste che riceviamo, le più disparate per tipologie di contesto (dalla villetta al palazzo di 20 piani), per cliente (privato, piccola impresa artigiana o grande società di costruzioni) e per complessità (soluzioni consolidate o studiate ad hoc).
Sono nati allora due team di lavoro: la Cantieristica e il Post Vendita, con competenze specialistiche ma strumenti di lavoro comuni, attraverso i quali il passaggio di consegne tra un team e l’altro è facilitato dalla condivisione di informazioni e metodi. Anche il Post Vendita nell’ultimo periodo ha sviluppato una sua rete di tecnici distribuiti sul territorio in grado di svolgere fino a 600 interventi al mese, nei cantieri o nelle abitazioni private.

I clienti percepiscono il valore aggiunto dei servizi offerti a corredo della soluzione tecnica? Sulla carta sembra facile, ma non sarà uno scherzo gestire una sfida del genere ogni giorno.
Sempre più spesso i clienti si affidano a noi non solo per la fornitura dei monoblocchi termoisolanti, ma anche per il servizio completo di posa in opera e per l’assistenza tecnica successiva. Ci sentiamo molto responsabilizzati e chiamati ancora una volta a migliorare quello che facciamo, conciliando le esigenze di tempestività ed efficacia del “cantiere” con i numerosi adempimenti amministrativi richiesti dagli Enti di vigilanza. Le nostre persone sono molto motivate e decise ad essere sempre più all’altezza di ogni situazione. Siamo una bella squadra!
L’innovazione tecnologica è un pilastro della crescita di ALPAC. Quali evoluzioni tech rilevanti sono state implementate negli ultimi anni? Quali strumenti digitali sono stati introdotti e quali i progetti in corso?
Come già accennato, la Produzione è stata interessata per prima all’applicazione delle nuove tecnologie con sistemi interconnessi e flessibili per governare la varietà. Direi però che non c’è un ambito delle Operations nel quale non sia stata studiata l’applicazione di strumenti digitali e software dopo aver attentamente analizzato i processi per eliminarne gli sprechi. Vorrei ricordare tra gli altri: il sistema di gestione del magazzino (W.M.S.), gli strumenti di “collaborazione” con i fornitori (S.C.C.), le APP per i montatori. Ritengo particolarmente significativo inoltre il Sistema di Pianificazione della Produzione perché ha rappresentato una svolta anche organizzativa concatenando l’attività di tutti per il rispetto dell’impegno di consegna con il cliente. Infine, dopo un lungo e paziente lavoro di preparazione, finalmente quest’anno partirà il nuovo sistema di gestione della produzione (M.E.S.).
Non vediamo l’ora!
E sul fronte dell’Intelligenza Artificiale? Siete entusiasti o prudenti?
Siamo in una fase che definirei “esplorativa”, attenta cioè alle evoluzioni e alla ricerca di applicazioni. Percepiamo che molte delle barriere che finora ci hanno impedito l’adozione di alcune tecnologie stanno per essere superate e ci sarà un’offerta sempre più ampia di soluzioni economiche e adattabili, opportunità da cogliere.
Sostenibilità e responsabilità ambientale sono valori centrali per ALPAC. Quali iniziative concrete sono state adottate nelle Operations per ridurre l’impatto ambientale?
Da alcuni anni abbiamo intrapreso un percorso di riduzione dell’impatto ambientale della nostra attività industriale. Oltre ad aver aumentato in modo significativo la disponibilità di energia da fonti rinnovabili, ci stiamo concentrando molto sulla riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire. Partiamo dagli sfridi di lavorazione che sono sempre più ridotti grazie all’affinamento dei software che ci assistono, differenziamo sempre meglio i materiali a valle della lavorazione, trattiamo infine quanto rimane per essere utilizzato come “sottoprodotto” da altre aziende della filiera per la realizzazione dei loro prodotti. Questi sono solo alcuni esempi, direi però che la parte più importante è il lavoro di responsabilizzazione di tutti (operatori, tecnici e responsabili) per una gestione più consapevole delle risorse che abbiamo a disposizione.
Anche la catena di fornitura gioca un ruolo cruciale nella strategia di sostenibilità. Quali sono le principali azioni messe in campo per renderla più responsabile e sostenibile?
Le scelte che riguardano la supply chain hanno un grande impatto sulla sostenibilità. Facendo leva su un forte radicamento nel territorio della nostra azienda, stiamo cercando con determinazione di cogliere le opportunità “a portata di mano”, promuovendo la crescita di piccole realtà che hanno accettato di partecipare alla nostra crescita. In questo senso, ad esempio, abbiamo iniziato a collaborare o abbiamo rafforzato i rapporti con alcune cooperative sociali alle quali stiamo trasferendo lavorazioni adatte alle loro competenze.
In generale, abbiamo una visione della catena di fornitura che non solo ricerchi risparmi puntuali, ma che sia sostenibile a lungo termine da tutti i punti di vista: economico, strategico, ambientale, etico e che valorizzi il tessuto delle aziende locali.

Ing. Fabris, qual è la domanda che manca in questa intervista?
Guardi, c’è qualcosa che terrei molto a dire per dare uno sguardo ai progetti che impegneranno le Operations nel prossimo futuro. Vorrei al riguardo sottolineare il grande impegno di tutti i colleghi per supportare sempre meglio la crescita della nostra azienda. Lo faremo attraverso processi sempre più affidabili ed efficienti che miglioreranno la nostra capacità di adattarci alle situazioni (flessibilità). Cercheremo di rendere i nostri ambienti di lavoro sempre più sicuri e confortevoli e valorizzeremo meglio il contributo di ciascuno al raggiungimento degli obiettivi.
Anche la disponibilità di informazioni sarà sempre migliore perché potremo realizzare importanti connessioni tra i sistemi informatici che abbiamo introdotto nei vari settori. Insomma, dai, abbiamo molte iniziative in cantiere!
Il suo ruolo prevede ritmi molto serrati e giornate impegnative: cosa fa per rilassarsi?
Sì è vero, le giornate iniziano molto presto e sono spesso particolarmente dense di impegni. È persino capitato che mi abbiano fatto notare che fuori dal mio ufficio c’è coda come dal medico! Quando rientro a casa, mentre guido ascolto podcast e mi godo un po’ di silenzio.
Appena a casa, infatti, mi attendono gli impegni familiari che richiedono a loro volta attenzione; di solito concludo la giornata con la lettura: mi piacciono molto i romanzi in cui l’autore ha un messaggio da trasmettere attraverso i personaggi, ha qualcosa da dire al lettore sulla sua interpretazione della realtà. Mi piacciono molto Tolkien e Lewis e, recentemente, anche Cormac McCarthy.
Nel fine settimana mi dedico al giardinaggio, sperando di riuscire a coinvolgere i miei figli, Tommaso 17 anni e Francesco di 11. Anche lo sport spesso ha un posticino nelle prime ore della giornata, mentre nel week end cerco di seguire le trasferte dei miei figli per il calcio e il basket.
Se non avesse studiato ingegneria meccanica, quali altri studi l’avrebbero appassionata?
Direi che mi hanno appassionato le materie di studio che mi permettevano di trovare risposte al senso delle cose che vivevo. Sicuramente la Letteratura, ma soprattutto le materie scientifiche. In particolare la Fisica, che ci aiuta ad andare sempre più in profondità nella conoscenza della natura e del suo ordine entusiasmante. Non sa quante volte mi ritornano in mente le lezioni appassionate del professor Zordan, mio insegnante di Matematica e Fisica alle superiori, che si prodigava in esperimenti nel corridoio dato che il laboratorio, all’ultimo piano del palazzo del ‘600, era inagibile a tempo indeterminato. Erano cose semplici e un po’ improvvisate, che però ogni volta aprivano un squarcio su qualche mistero.
Vogliamo chiudere in leggerezza? Ci racconta un episodio divertente o una domanda bizzarra che le sono capitati nella sua vita professionale?
Direi che questi 7 anni in ALPAC sono stati ricchi di episodi bizzarri. Uno dei più recenti riguarda il Post Vendita. Lo scorso anno abbiamo attraversato un periodo di superlavoro. Per la grande quantità di richieste, i tempi di intervento tendevano ad allungarsi, quindi ricevevamo molti solleciti. Tra tutti, una signora era particolarmente insistente: chiamava da un condominio in centro a Milano, lamentando di avere una tapparella bloccata, chiusa verso il poggiolo al quarto piano. Ad un certo punto, più per sfinimento che per priorità, siamo intervenuti e abbiamo capito la vera urgenza: il suo gattino era rimasto chiuso fuori! Era successo che la signora avesse inavvertitamente messo un vaso di fiori sul davanzale che aveva incastrato la tapparella. Una volta effettuato il “salvataggio”, ripristinando la tapparella, il gatto è rientrato felicemente in casa!
Contattaci per scoprire come possiamo collaborare per i tuoi cantieri supportando anche il futuro del nostro pianeta: