Stufe a pellet e caminetti sono nocivi?

Le cosiddette fonti di riscaldamento alternative stanno prendendo piede perché sembrano offrire una scappatoia al caro bollette. L’annunciato rincaro dei costi energetici ha acceso la fantasia di molti nel ricercare nuove modalità di riscaldamento domestico che costino di meno.
Tutte buone idee che però presentano anche qualche rischio.

Uso scorretto delle fonti di calore alternative: cosa devi sapere sul pellet

Le vendite delle stufe a pellet hanno registrato un +28% rispetto al 2021. Il prezzo del pellet è arrivato a 13,50 dai 3,50 euro di gennaio scorso: la corsa al risparmio potrebbe spingere ad un uso scorretto i meno informati.

Vediamo perché.

Gli impianti di riscaldamento a pellet sono considerati più ecologici rispetto ai più tradizionali impianti alimentati a gasolio o legna, tuttavia occorre tener conto che:

  1. il pellet inquina (durante il processo di combustione emette polveri sottili);
  2. è ritenuto pericoloso per l’essere umano (potrebbe essere cancerogeno).

Gli impianti di riscaldamento a pellet bruciano prodotti di forma cilindrica, derivati dalla lavorazione del legno. Tali prodotti, che vengono confezionati in pezzature diverse, sono composti da materiali naturali ma vengono compattati e pressati con l’utilizzo di colle chimiche che emettono fumi tossici.

Se poi la stufa a pellet è datata e utilizza prodotti non certificati (contenenti troppa segatura e sostanze chimiche), facilmente sprigionerà emissioni che irritano le mucose e danneggiano le vie respiratorie, specie nelle persone più vulnerabili come anziani, bambini e soggetti allergici.

Riassumendo, il pellet (se non certificato) è nocivo per due ragioni:

  • a causa dei materiali con cui viene realizzato;
  • durante il processo di combustione può liberare monossido di carbonio CO (che, se inalato, è letale per persone e animali).

Attenti ai fumi tossici, quelli del pellet sono tra i peggiori inquinanti in circolazione.

Caminetti: quanto inquinano?

Riscaldarsi bruciando legna da ardere nel camino di casa può sembrare una buona idea: in fin dei conti è un metodo naturale già utilizzato da secoli. Certo sembrerebbe romantico, ma purtroppo contribuisce in maniera spropositata all’inquinamento. Infatti nelle grandi città camini e stufe a legna non sono più considerati a norma per le abitazioni e i condomini: il loro uso è vietato per legge.

Secondo l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente che opera in ogni regione d’Italia:

  • i camini a camera aperta, di tipo tradizionale, producono679 tonnellate di PM10 all’anno;
  • quelli a camera chiusa, o con inserto, producono 2.401 tonnellate annue.

Le stufe a legna, invece, arrivano a scaricare 2.651 tonnellate di polveri sottili nell’atmosfera, ogni anno.

I fattori alla base dell’incredibile squilibrio nelle emissioni a sfavore della legna, sono legati soprattutto alla combustione in sé e alla qualità della legna utilizzata come combustibile.

Se la combustione è ottimale, la legna brucia bene e si consuma interamente, riducendo sia la percentuale delle emissioni che della cenere prodotta. L’ossigeno nella camera di fuoco deve essere presente sempre in quantità ottimale: un piccolo squilibrio in più o in meno fa sì che rimangano porzioni di brace e tizzoni anneriti ma non consumati, i quali producono una quantità enorme di PM10.

Camini e stufe a legna di tipo tradizionale sono quelli maggiormente penalizzati sotto questo aspetto, mentre i termocamini e le stufe a pellet dotati di camere di combustione a tenuta con sistema di ventilazione interno, permettono di bruciare il combustibile in maniera di gran lunga più efficiente, con una notevole riduzione di sprechi ed emissioni inquinanti.

Emissione pm10 da parte di stufe a pellet e caminetti

Parola d’ordine: ventilazione controllata

Ci hai fatto caso? Il tema della ventilazione è centrale ogni volta che si parla di salubrità domestica.

Visto che sembra sempre più difficile migliorare la qualità dell’aria esterna, varrebbe la pena di concentrare i propri sforzi nel mettere in sicurezza la qualità dell’aria negli ambienti confinati, tanto più che passiamo al chiuso circa il 90% del nostro tempo.

Gli ambienti confinati (chiusi) sono:

  • in percentuale variabile saturi di virus, batteri e sostanze inquinanti derivanti da detersivi, mobili, colle e vernici che possono liberare nell’aria sostanze dannose per la nostra salute;
  • presentano eccessive cariche di umidità, muffe, acari e allergeni che tendono ad accumularsi su pareti, finestre e pavimenti, ma anche su tende, divani e mobili.

Anche gli esseri umani con le loro consuete attività emettono anidride carbonica e contribuiscono a rendere poco salubre l’aria interna degli ambienti.

La percentuale di umidità presente in casa merita un discorso a sé: non tutti sanno che un eccessivo tasso di umidità può generare fenomeni di condensa che presto si trasformerà in muffe. Il tasso di umidità ottimale dovrebbe sempre oscillare tra 40% e 60/70%.

Spesso le case ristrutturate secondo i principi del risparmio energetico devono fronteggiare problemi di umidità /muffa/condensa con un’adeguata ventilazione che deve essere costante e continua e non può essere sostituita dall’apertura delle finestre.

Come mantenere il giusto grado di umidità, gestendo correttamente il ricambio di aria?

Se la ristrutturazione è stata ben progettata, da un lato isolerà l’edificio e dall’altro ventilerà in modo ottimale, dimensionando opportunamente gli impianti.

Ciò consente di gestire il ricambio d’aria, mantenere la casa sana e controllare che il tasso di umidità resti nella forbice prevista dalle norme.

Niente condensa, niente muffe, niente sprechi di energia.

La corretta gestione dell’intero sistema finestra permette di risparmiare molto senza inquinare.

Il sistema finestra comprende anche il cassonetto oltre ai serramenti.

Come riqualificare l’edificio dall’esterno

Il sistema a cappotto si è dimostrato la via più efficace per risparmiare energia e ridurre l’inquinamento ambientale.

La domanda di ristrutturazione dall’esterno è sempre più sentita, sia nei condomini che nelle abitazioni singole.

Presystem Serie R è il monoblocco che gestisce il foro finestra garantendone le corrette prestazioni:

  • è progettato per ristrutturazioni e riqualificazioni;
  • è installabile completamente dall’esterno dell’edificio;
  • è perfetto per le case già abitate;
  • prevede una posa semplice, veloce e poco invasiva;
  • minimizza il disagio per l’utente finale preservando l’abitabilità dell’alloggio;
  • massimizza le prestazioni termiche e acustiche di facciata;
  • aumenta la classe energetica dell’edificio.

Presystem Serie R è lo strumento che permette al progettista e all’impresa di trasformare un edificio obsoleto in una struttura ad alta efficienza energetica.

Il risparmio vero a portata di mano.

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