Tutto quello che devi sapere sul monoblocco coibentato
Il foro finestra è stato paragonato ad una ferita dell’edificio in quanto crea discontinuità nell’involucro. Al suo interno, infatti, si devono integrare cassonetto, sotto-bancale coibentato, serramenti, oscuranti ecc. in tutta la loro complessità. Scopri quali sono le migliori soluzioni a disposizione di progettisti e professionisti del mondo infissi.
Intervista a Roberto Brazzale, Technical Support ALPAC – parte 1
Roberto Brazzale è Technical Support ALPAC, la chiave per interpretare le sfide poste da ogni foro finestra, sviluppa ed allinea le competenze tecniche e normative degli stakeholder attraverso incontri di diversa natura, identifica le opportunità di miglioramento del prodotto e di miglioramento del processo di formazione.
Quali sono le scelte migliori che può fare un progettista per ottimizzare i risultati? E qual è il rapporto tra monoblocco e infissi?
Parto subito col dire che il rapporto tra monoblocco coibentato ed infissi è molto stretto: lo definirei un legame indissolubile che richiede molta attenzione. La progettazione congiunta tra ALPAC e progettista o installatore ci permette di studiare a tavolino soluzioni personalizzate che si adattano a pennello alle esigenze progettuali e che consentono l’eliminazione di possibili errori di realizzazione, garantendo risultati certificati sia per l’isolamento termico che per l’isolamento acustico. Il monoblocco è modulabile e si adatta alle esigenze del progettista, senza troppi limiti. Ad esempio, per quanto riguarda il sotto-bancale, possiamo adattarlo al tipo di bancale previsto a capitolato: marmo e/o alluminio pre- verniciato (finestre) e marmo e/o pavimenti galleggianti (porte). Mentre per quanto attiene al cassonetto, vorrei sottolineare che può accogliere qualsiasi tipo di sistema oscurante (avvolgibili, frangisole e tende tecniche). Chiudo sottolineando che il progettista ha grandi vantaggi nello scegliere la soluzione monoblocco perché, come diceva una nostra campagna pubblicitaria, fa “tutto in un semplice gesto”, riducendo drasticamente sia i tempi di progettazione che di posa.
Quali sono oggi le soluzioni alternative al cappotto, alludo al risvolto del cappotto nelle spallette della finestra? Perché un progettista dovrebbe preferire la finestra monoblocco?
Uno dei problemi più seri in fase di progettazione ed esecuzione del cappotto termico è la coibentazione della spalletta del vano finestra. In questa fase bisogna creare continuità tra la parte frontale del cappotto e la parte che va a morire sul falso telaio del serramento. Alcune difficoltà di questa operazione sono, ad esempio, la necessità di installare il paraspigolo per creare una finitura perfetta da un lato e la precisione nella posa del rivestimento esterno dall’altro, che rischia di interferire con il lavoro di altri come il serramentista. Vorrei sottolineare che quando il cappotto viene girato nella spalletta, ha bisogno di una finitura superficiale, mentre il nostro monoblocco è già dotato di una lamina di fibrocemento che non ha necessariamente bisogno di essere rasata come nel cappotto: basterà dipingerla. Mi fermo qui per non svelare troppo del nostro Know-how, però posso affermare che scegliere il monoblocco vuol dire eliminare una serie di passaggi che vengono realizzati in cantiere da più maestranze (cappottista, muratore, serramentista ecc.) e ridurre, se non addirittura eliminare il rischio di errore.
Nonostante tutta la letteratura sulla correzione dei ponti termici, c’è ancora chi utilizza il controtelaio metallico: perché non va utilizzato? Quali problemi crea?
Parlando di controtelaio, anche chiamato falso-telaio o cassamatta, c’è da dire che il controtelaio metallico non va utilizzato perché, essendo in ferro zincato, nel raffreddarsi genera condensa in corrispondenza della muratura che poi andrà a creare muffa. In pratica il controtelaio metallico è fatto di materiale conduttore che crea ponte termico, proprio ciò che bisogna evitare nella riqualificazione energetica perché è la continuità dell’isolamento dell’involucro che genera risparmio energetico vero. Era piuttosto diffuso negli anni 70-80, oggi per fortuna è ormai davvero raro trovarli ancora in cantiere.
Quello che sta dicendo fa pensare che i monoblocchi ALPAC risolvano molti problemi: però chi ci legge vorrebbe sapere rispetto a cosa. Parliamo di rumore? Tenuta all’aria? All’acqua? Alla capacità di sorreggere serramenti particolarmente pesanti? Vediamoli del dettaglio.
Posso rispondere in modo diretto? Noi non abbiamo monoblocchi a magazzino. Il monoblocco ALPAC è studiato ad hoc per ogni singola commessa. Si studiano le esigenze specifiche di ogni singolo cantiere per proporre un monoblocco che le soddisfi pienamente applicando gli opportuni accorgimenti. Il monoblocco viene progettato e realizzato in azienda: quando arriva in cantiere, è solo più da installare. Tutte le possibili criticità sono viste e corrette a monte, così si evitano brutte sorprese in cantiere. Dei tanti problemi che risolve a monte il monoblocco coibentato, l’isolamento acustico della facciata è quello che ci sta più a cuore: partiamo dall’assunto che la capacità fonoisolante va adattata a seconda della destinazione d’uso del fabbricato. Per dare massimo risultato e rispettare i requisiti previsti dalla legge (DPCM 5 .12 .97), il nostro monoblocco può essere dotato di speciali pacchetti fonoisolanti appositamente studiati e calibrati per migliorare le performance di isolamento acustico e superare brillantemente i test di prova.
La normativa UNI 11673-1 definisce che la posa in opera deve garantire le stesse prestazioni che il serramento ha ottenuto in laboratorio ed il monoblocco aiuta a raggiungere i requisiti richiesti dalla norma.
La tenuta all’aria si ottiene attraverso la continuità della sigillatura interna, al fine di concorrere all’impermeabilità all’aria dell’intero involucro edilizio.
Per garantire la tenuta all’acqua, grande attenzione deve essere posta alla corretta realizzazione delle sigillature esterne, in particolare sulla parte inferiore tra spalla e bancale. Quando offriamo il servizio di posa in opera, montiamo sempre in sequenza sottobancale, marmo e monoblocco, riuscendo così a realizzare sempre due sigillature. E poi utilizziamo speciali sigillanti in grado di resistere agli agenti atmosferici. Con questa modalità il nostro cliente può contare su due guarnizioni che aumentano la protezione da eventuali infiltrazioni d’acqua. Un bel vantaggio, no?
Rispetto alla capacità di sorreggere serramenti pesanti, vi cito ad esempio il cantiere City Life a Milano: un cantiere quasi iconico che è diventato un po’ il simbolo della rigenerazione urbana della città. Ecco, per City Life abbiamo studiato un sistema particolare per dare sostegno ai supporti dell’avvolgibile ed al fissaggio del serramento con elementi di rinforzo sia su spalletta che sulla parte superiore del cassonetto, gestendo fori di luce architettonica fino a 4400×3700 mm.
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