Il vano finestra nell’incendio: cosa deve garantire

Un’analisi sulle criticità del “vano finestra” nel contesto della sicurezza antincendio in facciata e le soluzioni dal punto di vista tecnologico

La corretta gestione del vano finestra al fine di garantire continuità di isolamento termico, acustico e prestazioni di sicurezza antincendio

Riprendiamo, in questo secondo articolo tecnico, il tema della facciata, concentrandoci questa volta su uno dei punti nevralgici: il vano finestra.

Se ti sei perso l’articolo precedente, puoi trovarlo qui: “Prevenire la propagazione del fuoco in facciata: gli aggiornamenti normativi“.

 

Come già sapete, lo scorso 7 luglio 2022, è entrato in vigore il DM 30.04.2022 – ossia la “la Regola Tecnica Verticale (RTV) riguardo le chiusure d’ambito degli edifici civili ed inserita come “Capitolo V.13 – Chiusure d’ambito degli edifici civili” nella Sezione V del Codice di Prevenzione Incendi.
Più comunemente questa norma ha il semplice nome di RTV 13.

La pubblicazione della RTV 13 rappresenta un segnale forte in risposta ai diversi eventi avvenuti negli ultimi anni, a partire dall’incendio della Torre dei Moro a Milano nell’agosto 2021 (fortunatamente non ci sono state vittime) e dalla tragedia della Grenfell Tower a Londra nel 2017, per finire con altri incendi che hanno coinvolto edifici civili in Cina, in Spagna, e addirittura i grattacieli di Dubai – l’ultimo ha coinvolto la facciata di un edificio residenziale di 35 piani nella notte tra il 6 e il 7 Novembre 2022.

Il “vano finestra” è uno dei punti più delicati sotto tutti i punti di vista: acustico, termico, estetico e antincendio

Probabilmente ai più saranno ben note le problematiche che il “vano finestra” presenta dal punto di vista tecnologico, ma è giunto il momento di analizzarlo anche dal punto di vista antincendio per il momento nel caso di tecnologia di facciata con cappotto.

Prima di tutto ricordiamo (come meglio spiegato nel precedente articolo), che i riferimenti normativa sulle facciate sono ora: la recente RTV 13 e la Linea Guida del 2013.

La principale differenza fra le due norme sul tema del “vano finestra” è che nella Linea Guida del 2013, dal punto di vista della reazione al fuoco, veniva ESCLUSA una fascia di 60 cm intorno ad esso; nella RTV 13 tale fascia di rispetto non è menzionata.

Pertanto, la tecnologia da impiegare nel nodo finestra al fine di garantire continuità di isolamento tecnico e acustico, oltre all’inserimento delle schermature integrate, deve OGGI garantire prestazioni di sicurezza antincendio; in primis in termini di reazione al fuoco, ma non solo, come vedremo nel seguito.

Nel precedente articolo abbiamo osservato come i sistemi a capotto in kit raggiungono le prestazioni richieste dalla norma, ma sul vano finestra ci sono delle riflessioni tecniche che meritano attenzione.

Il ruolo del progettista

Il progettista deve valutare il rischio incendio nello specifico e comprendere nel caso in esame, quali siano i possibili incendi che possono avvenire e che possono riguardare la facciata; ad esempio: la presenza di un parcheggio al piano terra, la presenza di balconi o terrazzi ecc… devono essere attenzionati, introducendo degli accorgimenti in alcune zone della facciata. In ogni caso il progettista deve ipotizzare che ad un qualunque piano e in qualunque stanza, potrebbe generarsi un incendio, che dissiperà buona parte della sua energia da una o più finestre.

È chiaro quindi, che le tanto amate aperture di aerazione (che nel caso degli edifici civili sono le finestre stesse), che favoriscono lo smaltimento dell’energia all’esterno dell’edificio, riducendo il cimento sulle strutture, sono un punto chiave su come un incendio possa interessare la facciata e quindi il resto dell’edificio (la Grenfell Tower, purtroppo, insegna).

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Come accennato precedentemente il fatto di aver previsto un isolamento a cappotto in kit con una reazione al fuoco compatibile, potrebbe in questo “nodo tecnologico” non essere sufficiente. L’università di Zagabria nel 2017 ha effettuati vari studi che hanno segnalato come tale punto possa comportare un “attacco” da parte del fuoco deleterio al sistema di isolamento, seppur parzialmente protetto, fino a portarne alla fusione. Nel presente articolo si riporto alcuni schemi ripresi dal suddetto studio.

In particolare, si avrebbero le seguenti fasi:

  • Fusione dell’isolamento (la decomposizione dell’EPS inizia a circa 250°C)
  • Accumulo dell’isolamento fuso
  • Sprigionamento dei gas pirolitici attraverso l’intonaco
  • Flessione e rottura dell’intonaco
  • Penetrazione delle fiamme nella parte interna dell’intonaco
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Per queste ragioni sarebbe opportuno prevedere in tale zona un isolamento, con caratteristiche diverse (ovviamente sarebbe positivo prevederlo dappertutto se fosse possibile) dal punto di vista antincendio.

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Conclusioni

La soluzione ideale sarebbe quella di avere un sistema tecnologicamente evoluto, che possa garantire le prestazioni acustiche e termiche necessarie e che allo stesso tempo permetta una protezione (o meglio una cattiva combustione) rispetto al resto del capotto.

Per esempio un sistema monoblocco costituito in primis da isolamento in materiale A1 o al massimo A2,s1 -d0 con opportuni accorgimenti tecnici realizzati in altri materiali idonei allo scopo.

Per rispondere ai requisiti di prevenzione della propagazione del fuoco in facciata, Alpac ha progettato il primo monoblocco ignifugo e sostenibile: Presystem® Mineral Wool, realizzato con materiali ignifughi come lana di roccia e fibrocemento.

È qui che nasce il connubio fra innovazione tecnologia, normativa e miglioramento delle condizioni di sicurezza, che è di assoluta importanza.

Senza dimenticare che anche l’aspetto economico andrà considerato. E, senza dubbio, il miglior risparmio si otterrà facendo le scelte più corrette fin da subito, questo metodo è anche noto come “progettare”.

 

Articolo a cura dell’Ing. Gianluigi De Dionigi di Studio Luraschi & Associati

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Silvia - Alpac Marketing